La Nigeria è una terra pericolosa

Se da un lato la Nigeria è un coacervo di etnie, lingue e religioni, dall’altro lo è anche per le ragioni per cui si combatte da anni una lotta senza tregua. Nel Nord-est (Stato del Borno e limitrofi) scontri e attentati sono quasi sempre dovuti alla presenza dei terroristi islamici, ma la situazione è sempre stata molto complicata.

Nel Middle Belt (tutta la fascia centrale della Federazione) le tensioni e le violenze sono causate dalla contrapposizione fra gli allevatori e le comunità agricole. E ancora, nel Delta del Niger (la regione petrolifera) continua l’attività di guerriglia di gruppi ribelli che combattono la dominazione delle compagnie di estrazione, mentre sporadici episodi di ribellione e conseguente repressione avvengono nel Biafra, per le rivendicazioni di indipendenza.

Un ulteriore elemento preoccupante è poi rappresentato dalla crescita generalizzata di criminalità, più o meno organizzata, in tutto il Paese, specie nelle grandi e sovrappopolate città – come la megalopoli Lagos, capitale economica e commerciale del Paese africano, ma anche delle attività criminali.

Secondo il Global Terrorism Index del 2020 (realizzato dall’IEP, Institute for economics and Peace), la Nigeria e il terzo Paese al Mondo dove il terrorismo ha colpito di più, dopo Afghanistan e Iraq. E il primo africano, davanti a Somalia e Repubblica Democratica del Congo.

Un clima di instabilità e violenza diffuse che rischia di peggiorare in una fase che si presenta fortemente critica.

L’emergere di una Nigeria democratica nel 1999 pose fine a 16 anni consecutivi di governo militare. Olusegun Obasanjo divenne la guida di un paese che soffriva di stagnazione economica e del deterioramento della maggior parte delle sue istituzioni democratiche. Obasanjo, un ex generale, fu apprezzato per le sue azioni contro la dittatura di Sani Abacha, il suo impegno a restituire il potere ai civili nel 1979, e la sua convinzione di rappresentare tutti i Nigeriani, indipendentemente dalla loro religione.

Il presidente si mosse rapidamente e licenziò centinaia di militari che avevano tenuto posizioni politiche in contrasto con la nuova linea di governo, stabilì una commissione di indagine per investigare sulle violazioni di diritti umani, ordinò il rilascio di un gran numero di persone che erano imprigionate senza accuse provate, e rescisse un gran numero di contratti di licenza discutibili che erano stati precedentemente stipulati dai governi militari. Il governo si mosse inoltre per avere la restituzione di milioni di dollari nascosti in conti segreti all\’estero.

La maggior parte dei leader della società civile e dei cittadini nigeriani videro un marcato miglioramento nella gestione dei diritti umani e nella pratica democratica sotto il comando di Obasanjo. Anche la libertà di stampa ha raggiunto livelli mai conquistati prima. Man mano che la Nigeria sperimentava la rappresentanza democratica, ci sono comunque stati conflitti tra il ramo esecutivo e quello legislativo su una serie di proposte di legge.

Nelle elezioni generali del 2007, Umaru Yar’Adua (scomparso nel 2010 all’età di 58 anni a seguito di una lunga malattia) e Goodluck Jonathan , entrambi del Partito Democratico Popolare , sono stati eletti rispettivamente Presidente e Vicepresidente. L’elezione è stata viziata da brogli elettorali e denunciata da altri candidati e osservatori internazionali.

Nel febbraio 2010, Goodluck Jonathan ha iniziato a servire come presidente ad interim in assenza di Yar’Adua. Jonathan rimane però all’oscuro dei piani del suo predecessore e non ha le stesse affiliazioni etniche e religiose. Questa mancanza di supporto etnico primario lo rende un bersaglio per il rovesciamento militare o per rivolte regionali nell’area. Con l’aumento della spesa per le risorse e dell’esportazione di petrolio, il PIL nigeriano e l’HDI (Indice di sviluppo umano) sono cresciuti in modo fenomenale dal governo economicamente stagnante di Sani Abacha (presidente dal ’93 al ’98), ma la popolazione primaria sopravvive ancora con meno di 2 dollari USA al giorno.

Muhammadu Buhari (a sinistra) e Goodluck Jonathan (a destra)

La candidatura di Jonathan per la rielezione nel 2015 è stata troncata con l\’emergere dell\’ex sovrano militare, il generale Muhammadu Buhari, principalmente per la sua incapacità di reprimere la crescente insicurezza nel paese. Buhari è stato dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali del 2015 ed ha assunto la guida del paese dopo un pacifico trasferimento di potere dall\’amministrazione guidata da Jonathan.

È stato rieletto per un secondo mandato in occasione delle elezioni presidenziali del 2019.

Il 1° marzo 2023, Bola Tinubu viene dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali del 2023 con 8.794.726 voti e prenderà formalmente il potere a maggio.

Il problema di Boko Haram

Fondato nel 2002 da Mohammed Yusuf, Boko Haram ha lanciato le sue prime operazioni di guerriglia nel 2009. L’obiettivo dichiarato del gruppo, il cui nome in lingua hausa vuol dire “l’educazione occidentale è proibita”, era quello di creare uno stato islamico nel nord della Nigeria, dove un tempo sorgeva il califfato di Sokoto e che comprendeva territori nell’attuale Nigeria, Niger e Camerun meridionale.

Dopo l’uccisione di Yusuf, il gruppo ha trovato un nuovo leader in Abubakar Shekau e dal 2013 è stato dichiarato un’organizzazione terrorista. Da allora i suoi uomini hanno messo a segno attacchi brutali contro villaggi, chiese, mercati, prendendo di mira civili, uomini politici e leader musulmani e spingendosi anche fuori dal proprio territorio originario e persino nella capitale Abuja.

Nel 2013 il governo centrale nigeriano ha dichiarato lo stato di emergenza nei tre stati del nord in cui Boko Haram è più attivo: Borno, Yobe e Adamawa mentre il gruppo terroristico iniziava bombardamenti e sparatorie anche nei vicini Camerun, Niger e Ciad.

Nell’aprile del 2014 il gruppo ha guadagnato la notorietà internazionale col rapimento di oltre 200 ragazze dal villaggio di Chibok, nel Borno. Nell’estate dello stesso anno, Abubakar Shekau ha annunciato la creazione di un califfato nell’area di Gwoza e pronunciato l’adesione del gruppo allo Stato Islamico. Ma nel marzo 2015 i suoi uomini avevano già perso il controllo del territorio, incalzati dalla coalizione internazionale formata da Nigeria, Niger, Camerun, Ciad e Benin. Il gruppo si è ritirato nella foresta di Sambisa da dove continua lanciare i suoi attacchi.

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