Bespredel, la violenza russa senza limiti

Nel cuore del caos della Russia post-sovietica, un termine ha preso piede per descrivere la mancanza di legge e ordine che permea ogni aspetto della società: “Bespredel”. Letteralmente significa “senza limiti”, ma nella realtà rappresenta un sistema di violenza, anarchia e corruzione che travolge tutto e tutti, dalle prigioni alla politica, fino alla vita quotidiana delle persone comuni. Il Bespredel è il terreno fertile per la brutalità, un sistema dove ogni principio morale è calpestato e dove la legge del più forte domina incontrastata.

Le prigioni russe sono tra i luoghi in cui questo sistema si manifesta in tutta la sua crudeltà. In questi istituti, i detenuti vivono in condizioni inumane, schiacciati da un sistema che non rispetta la dignità umana. “Ci trattavano peggio degli animali,” racconta Sergei, un ex prigioniero che ha trascorso anni dietro le sbarre. “Ogni giorno era una lotta per sopravvivere. Le guardie non si limitavano a controllarci, ci torturavano per divertimento.”

Sergei descrive le torture subite dai detenuti, spesso inflitte per motivi banali o per puro sadismo. “Le guardie ci costringevano a stare ore in piedi sotto la pioggia gelata, o ci picchiavano con tubi di ferro. Una volta ho visto un uomo morire dopo essere stato pestato a sangue. Nessuno si è preoccupato di aiutarlo.” Ma la violenza non veniva solo dalle guardie: i detenuti più forti, spesso membri della criminalità organizzata, imponevano la loro legge sui più deboli. “Se non pagavi la tua protezione, ti aspettavi botte o peggio,” dice Sergei. “Non c’era nessuno a cui appellarsi. Era un inferno.”

Questa anarchia si estende ben oltre le mura delle carceri. Il Bespredel avvolge ogni istituzione, in particolare le forze dell’ordine, che dovrebbero garantire giustizia ma spesso sono tra i principali artefici dell’ingiustizia. Alexander, un ex poliziotto, racconta: “Ero costretto a prendere tangenti per sopravvivere. Il mio stipendio non bastava per mantenere la mia famiglia. Se non accettavi di far parte del sistema, diventavi un bersaglio.”

Le tangenti, le falsificazioni di prove e l’intimidazione sono strumenti quotidiani di un sistema in cui l’onestà è vista come una debolezza. “Non c’è fiducia tra le persone e la polizia,” spiega Alexander. “La maggior parte dei cittadini preferisce risolvere i problemi da sola, anche se significa ricorrere a metodi illegali.” Questo vuoto di fiducia alimenta un ciclo infinito di corruzione e vendetta.

Anche l’economia è soffocata dal Bespredel. Gli imprenditori sono vittime di estorsioni da parte della mafia o degli stessi funzionari governativi. “Ogni mese dovevo pagare per proteggere la mia attività,” racconta Dmitry, un uomo d’affari di Mosca. “Se mi rifiutavo, arrivavano minacce o venivo convocato dalla polizia per accuse false. Una volta hanno incendiato il mio magazzino per dare un avvertimento.” Dmitry non è un caso isolato: le piccole imprese spesso falliscono perché non riescono a sostenere il peso delle tangenti e delle estorsioni.

La vita quotidiana delle persone comuni è intrappolata in questo vortice di paura e incertezza. Anna, una madre di tre figli, descrive la sua realtà: “Non so se i miei figli torneranno sani e salvi a casa. Le strade sono pericolose, la polizia è corrotta, e la mafia controlla tutto. Ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza.” Le sue parole dipingono il quadro di una società dove la sicurezza è un lusso e dove ogni angolo nasconde una potenziale minaccia.

In questo contesto, il Bespredel non è solo una realtà, ma un modo di vivere. Le sue radici affondano nel crollo dell’Unione Sovietica, quando le vecchie strutture di potere si disintegrarono lasciando un vuoto che fu rapidamente riempito dalla criminalità organizzata e dalla corruzione sistemica. La privatizzazione selvaggia degli anni ’90, che trasferì immense ricchezze nelle mani di pochi oligarchi, rese ancora più evidente l’assenza di regole. Quelli che avevano potere lo esercitavano senza limiti, mentre la popolazione comune restava abbandonata a sé stessa.

Eppure, anche in mezzo a questa oscurità, ci sono voci che si alzano contro il Bespredel. Attivisti per i diritti umani e giornalisti indipendenti cercano di denunciare gli abusi e di portare giustizia. Alexei, un difensore dei diritti umani, afferma: “Sappiamo che è pericoloso. Molti dei nostri colleghi sono stati minacciati, alcuni uccisi. Ma non possiamo restare in silenzio. Il cambiamento inizia dalla consapevolezza.”

Alexei racconta di un caso che ha seguito: “Un detenuto era morto in carcere dopo essere stato torturato. La famiglia voleva giustizia, ma le autorità hanno fatto di tutto per insabbiare il caso. Abbiamo raccolto prove, parlato con testimoni, e finalmente siamo riusciti a far emergere la verità. È stata una piccola vittoria, ma significativa.”

La cultura militare russa, caratterizzata da un’elevata tolleranza per la sofferenza e la violenza, si rivela un tratto duraturo e persistente dell’organizzazione militare russa. Infatti, i problemi segnalati e studiati negli anni ’90 e nei primi anni 2000 sono quasi identici a quelli osservati oggi in Ucraina.

Corpi giacciono nelle strade di Bucha. I media di Stato russi si sono scatenati per respingere le affermazioni secondo cui le sue forze avrebbero commesso crimini di guerra in queste città ucraine © Ronaldo Schemidt/AFP/Getty Images

Come scrive Joris Van Bladel: “In primo luogo, dobbiamo capire che la maggior parte dei tratti della cultura militare russa e il comportamento dei soldati russi nelle zone di combattimento e oltre sono il risultato dei problemi strutturali della Russia. Anzi, i problemi strutturali sono spesso alla base di quelli culturali. In quanto tale, la cultura militare russa può essere vista come uno specchio della società russa e come il risultato delle politiche del Cremlino degli ultimi tre decenni. In questo senso, è significativo che le organizzazioni delle madri dei soldati, descritte nell’introduzione come agenti di cambiamento durante il periodo della glasnost in Unione Sovietica, non esistano più nella forma in cui sono emerse tra la fine degli anni ’80 e la metà degli anni 2000. Attualmente sono cooptati o semplicemente squalificati come agenti stranieri”.

Prosegue: “La cultura militare russa è una cultura del dolore e della sofferenza, una glorificazione di un ideale che è esistito solo nella propaganda e nei libri di storia rivisti, e che può essere mantenuto solo dalla mano dura e arbitraria dello Stato. È moralmente terribile, intellettualmente assurda e tragicamente sbagliata. Purtroppo, è resistente ed efficace al punto che ci opponiamo con tutte le nostre forze.”

Insomma, nonostante questi sforzi, il Bespredel rimane una forza potente, radicata nelle strutture stesse della società post sovietica. Per molti, è difficile immaginare un futuro in cui questo sistema possa essere smantellato. Ma ogni storia di resistenza, ogni denuncia, rappresenta un passo verso la speranza.

Il Bespredel è un termine che racchiude l’essenza di un mondo privo di limiti morali e legali. È una realtà che trasforma la violenza e la corruzione in norme quotidiane, ma è anche una realtà che non può durare per sempre. Finché ci saranno persone disposte a combatterlo, esisterà la possibilità di cambiare, anche in un sistema che sembra progettato per schiacciare ogni tentativo di giustizia.

Fonti: LaTimes

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