I tre giorni di marzo che hanno scosso la Georgia

Le autorità georgiane hanno usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua fuori dal palazzo del Parlamento della capitale martedì 7 marzo scorso, contro i manifestanti che si opponevano ad una proposta di legge che secondo alcuni avrebbe soffocato la libertà di stampa e non solo, la cosiddetta Russian Law, che secondo i promotori sarebbe stata necessaria per garantire la trasparenza del lavoro degli enti finanziati da rappresentanti di Stati esteri.

La presidente della Georgia, Salome Zurabishvili, ha dichiarato dagli Stati Uniti, dove si trovava in visita, che se la legge avesse ricevuto la doppia approvazione, avrebbe posto il proprio diritto di veto: “Sono a New York e dietro di me c’è la Statua della Libertà. È un simbolo per il quale la Georgia ha sempre combattuto, per il quale siamo arrivati fino ad oggi. Sono con voi, perché oggi rappresentate la Georgia libera. Una Georgia che vede il suo futuro in Europa e che non darà a nessuno il diritto di prendersi questo futuro. Questa legge deve essere abolita in qualsiasi forma”.

La Georgia in Europa

La Georgia, un piccolo Paese di quasi quattro milioni di abitanti, si è a lungo identificata come Nazione europea, anche se la sua lontana posizione geografica – nella regione del Caucaso meridionale, delimitata da Russia, Azerbaigian, Armenia e Turchia – ha sollevato dubbi sulla sua reale appartenenza continentale.

Come Repubblica parlamentare, ha fatto grandi passi avanti per superare l’eredità da ex appartenente all’Unione sovietica e tiene regolari elezioni per scegliere i suoi rappresentanti politici.

Ma il sistema è traballante, con frequenti accuse di frode, intimidazioni, compravendita di voti, clientelismo e violenze da parte della polizia.

Gli oligarchi sono stati accusati di esercitare un’influenza eccessiva sulla vita politica e sui media, mentre le libertà civili sono “protette in modo incoerente”, secondo Freedom House.

Nell’ottobre 2020, è scoppiata una pesante crisi politica, quando i partiti di opposizione hanno sostenuto che le elezioni parlamentari erano state truccate e si sono, quindi, rifiutati di ammettere la sconfitta, scatenando una forte e massiccia protesta popolare e causando numerosi arresti da parte della polizia.

I gruppi di opposizione si sono, alla fine, rifiutati di entrare in Parlamento, mentre il partito leader, “Sogno Georgiano” – fondato nel 2012 dal discusso oligarca Bidzina Ivanishvili (66 anni) – ha formato un nuovo governo, ora guidato – da febbraio 2021 – dal 40enne primo ministro Irakli Garibachvili, membro di “Sogno Georgiano” fin dalla prima ora.

Bidzina Ivanishvili, la fonte della sua grande ricchezza sono i metalli e le banche

Fun fact: prima del 1990, mentre viveva a Mosca, Ivanishvili ha incontrato Vitaly Malkin, un uomo d’affari russo entrato in seguito in politica, con cui formò una partnership vendendo computer e successivamente importando quelli che allora erano una novità in Russia, telefoni a pulsante.


La Georgia ha fatto richiesta di adesione all’Ue il 3 marzo dello scorso anno (2022). Tuttavia, in linea con il parere della Commissione, al vertice dei leader del 23 giugno è stato deciso di garantire non lo status di Paese candidato ma la “prospettiva europea”. A cavallo della decisione di Bruxelles, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo georgiano ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo per aver fallito l’obiettivo sulla candidatura all’adesione. I tratti comuni di queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia (quello ufficiale dell’Unione Europea). Uno stampo comune a quello degli ultimi giorni.

”Il Consiglio europeo è pronto a concedere lo status di Paese candidato alla Georgia, una volta che saranno state affrontate le priorità specificate nel parere della Commissione sulla domanda di adesione della Georgia”, ha puntualizzato Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.

“La Georgia ha le basi per raggiungere la stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze, anche se i recenti sviluppi hanno minato i progressi del Paese”, ha dichiarato l’esecutivo di Bruxelles.

La Commissione europea ha presentato un elenco di priorità che la Georgia dovrebbe affrontare in tempi rapidi, tra cui la polarizzazione politica, il corretto funzionamento di tutte le istituzioni statali e la necessità di “de-oligarchizzazione” (riferimento alla posizione di Ivanishvili).

Martedì 21 giugno, due giorni prima, e venerdì 24 giugno, il giorno dopo dopo l’annuncio di Bruxelles, circa 60.000 manifestanti sono scesi in piazza nella capitale della Georgia, Tbilisi, per esprimere il loro disappunto nei confronti del governo del premier Garibachvili – considerato colpevole della “bocciatura” – e chiedere l’adesione all’Unione europea.

Il “Movimento della Vergogna”, guidato dal leader delle proteste Shota Digmelashvili, ha poi chiesto le dimissioni di Garibachvili spinegndo per un governo di coesione sociale per soddisfare le richieste dell’Unione europea.

La Russian Law

Ad avviare l’iter legislativo della legge che ha fermato il Parlamento georgiano nell’ultima settimana è stato un gruppo di “ex” membri di Georgian Dream (il partito al governo) che per primo ha avviato una legge sugli “agenti di influenza straniera”. La legge ha copiato la legislazione repressiva russa che vietava alle ONG e ai media indipendenti di operare nel paese.

Il progetto di legge mira a controllare le ONG e i media per emarginarli. La parola “agente” è la stessa di “spia” in georgiano. Georgian Dream ha sostenuto il progetto di legge il giorno in cui è stato registrato e il 7 marzo la proposta di legge è stata adottata in prima udienza.

Georgian Dream afferma che la proposta di legge mira a garantire la trasparenza finanziaria, ma in realtà, le ONG pubblicano le loro informazioni sui finanziamenti sulle loro pagine web e si sottopongono all’audit più volte all’anno, per poi produrre a fine dicembre rapporti dettagliati sulla propria situazione.

Ironia della sorte, la maggioranza assoluta delle ONG/media e lo stato georgiano ricevono donazioni dalle stesse organizzazioni (ad esempio, USAID, UE, UNDP,  paesi/organizzazioni affiliate). Ma Georgian Dream pensa che le ONG stiano usando questi soldi per “polarizzare la società” senza mai, tra l’altro, mettere in discussione i redditi di gruppi apertamente filorussi. Ad esempio, Alt-info, un gruppo radicale dietro il massacro del 5 luglio, ha aperto dozzine di uffici e TV e ha visitato Mosca diverse volte dopo l’invasione russa dell’Ucraina (possibile indovinare con quali soldi)

La maggior parte delle ONG georgiane fornisce diversi servizi (assistenza legale, servizi sociali e medici) e gestisce rifugi per le vittime di violenza. Poiché tutte le istituzioni statali sono politicizzate, molti professionisti altamente qualificati preferiscono lavorare nelle ONG e non nelle sedi pubbliche.

La salvezza, per ora

Dopo 3 giorni di scontri in piazza, di cui due molto violenti, il peggio sembra essere passatto. La Georgia si è ritirata dall’orlo dello scontro civile dopo che il Parlamento, con la seduta del 10 marzo ha votato respingendo il progetto di legge “sulla trasparenza dell’influenza straniera”, messo a votazione senza alcun preambolo o dibattito e che ha ottenuto un solo voto a sostegno dei 112 legislatori presenti.  

Una volta che il risultato del voto è apparso sullo schermo dell’Aula, i legislatori dell’opposizione, che avevano combattuto ferocemente il disegno di legge hanno festeggiato sventolando bandiera nazionale ed europea cantando: “Siamo l’Europa! No alla legge russa”. 

“Nella nostra decisione finale siamo stati guidati da una riluttanza a vedere danni alla salute e alla vita di ogni singola persona o bambino,” ha detto un membro senior del Georgian Dream, Mamuka Mdinaradze.    

Ma la sfiducia nei confronti del rispetto da parte del governo delle libertà democratiche guadagnate duramente dal paese e il sogno di aderire all’UE è ancora forte. “Il governo si è ritirato”, ha detto il presidente della Georgia Salome Zourabichvili, “Ma la vittoria di questi giorni, non è la fine della strada che stiamo percorrendo per aderire all’Unione europea.”  

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Prev Next

Iscriviti alla mia newsletter

Iscriviti alla mia newsletter per ricevere gli ultimi post direttamente nella tua casella di posta elettronica. Pura ispirazione, zero spam.
You agree to the Terms of Use and Privacy Policy