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Enormi moltitudini

Stalin era morto… ma non era ancora sepolto. Aveva sempre amato schiacciare le persone una contro l’altra, pressarle, lasciarle senz’aria e senza spazio, senza risorse; aveva sempre amato rinchiuderle e stiparle, circondarle, immobilizzarle: il «canile» di ingresso alla Lubjanka, con

Recuperare quanto si è perso

Con il passare dei giorni diventa sempre più impossibile ritornare e, in fondo, non lo si vuole nemmeno. Strapparsi gli abiti, ammettere che si è andati troppo lontano, che in queste regioni straniere si è come un mendicante, un bambino

La Canzone Popolare

Avere 40 anni è come trovarsi in bilico tra un’esistenza che non ti appartiene più e un’altra che vorresti far nascere di nuovo, soprattutto per vedere come potresti diventarne personaggio principale, facendo saltare tutte le regole che ti eri imposto

Sono io stessa il cielo

Zuzanna Ginczanka, nome d’arte di Zuzanna Polina Gincburg (22 marzo 1917 – 1944), è stata una poetessa ebrea polacca del periodo tra le due guerre. Sebbene abbia pubblicato una sola raccolta di poesie durante la sua vita, il libro O

A chi gioverebbe?

Camonghne Felix (pronuncia /kəmoʊn/ kuh-MOHN; nata nel 1992) è una scrittrice, poetessa e stratega della comunicazione statunitense. Nel 2015 è stata nominata speechwriter del governatore Andrew Cuomo, ed è stata la prima donna di colore e la più giovane a

Pensare

“Penso che ci dovrebbero sempre essere individui indipendenti che si sforzino, per quanto ciò possa sembrare donchisciottesco, di far cadere un paio di teste, di distruggere allucinazioni, falsità e demagogie, di restituire complessità al mondo, contrastando l’inevitabile tendenza alla semplificazione.

Una ballata

Quando ci penso, che il tempo è passato,le vecchie madri che ci hanno portato,poi le ragazze, che furono amore,e poi le mogli e le figlie e le nuore,femmina penso, se penso una gioia:pensarci il maschio, ci penso la noia.Quando ci

8 marzo 1993

“È sciocco aspettarsi qualcosa ora, durante la guerra.” “Ho dato a mia madre un biglietto. Dentro c’era scritto buon 8 marzo, che sia l’ultimo in guerra.”

Sembrare una fotografia

Alise comportava, inoltre, un foulard di seta di un verde intenso e capelli biondi straordinariamente folti, che incorniciavano il viso con una massa fitta fitta di riccioli. Alise guardava attraverso due occhi azzurri spalancati, e una pelle fresca e dorata

Le ragazze

Le ragazze, quelle che camminanocon stivali di occhi nerisui fiori del mio cuore. Le ragazze, che abbassano le lancesui laghi delle proprie ciglia. Le ragazze che lavano le gambenel lago delle mie parole. Velimir Chlébnikov (Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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